giovedì 29 ottobre 2009

TAMAR

Qualche esegeta afferma che la donna in Israele prima di Gesù non superò lo stato di minorenne essendo la sua funzione nella società limitata alla maternità e, tutt’al più, alla educazione dei figli. Per questo il pio ebreo pregava, e prega: < Ti ringrazio, Signore, per non avermi fatto pagano, donna e ignorante ! >, mentre la donna si accontenta di ringraziare il Signore di averla fatta secondo la “Sua Volontà”.
Proprio perché la sua funzione nella società ebraica è limitata quasi esclusivamente alla maternità, questa sua funzione la donna la difende non solo come un dovere, il dovere di far figli, ma come un diritto cui non intende in alcun modo rinunciare. A tal proposito è istituito il levirato: (Deut.25, [5]Quando i fratelli abiteranno insieme e uno di loro morirà senza lasciare figli, la moglie del defunto non si mariterà fuori, con un forestiero; il suo cognato verrà da lei e se la prenderà in moglie, compiendo così verso di lei il dovere del cognato; [6]il primogenito che essa metterà al mondo, andrà sotto il nome del fratello morto perché il nome di questo non si estingua in Israele.
In questo contesto si situa la storia di Tamar. Giuda, figlio di Giacobbe, sposatosi con una Cananea, ha da questa donna tre figli. Giuda prende per moglie del suo primo figlio Er, Tamar. Er muore e Tamar rimane vedova. Giuda la dà in sposa al secondo figlio. Anche questo muore e Giuda dice a Tamar: < Il mio terzo figlio è ancora giovane perché te lo dia in sposo. Aspetta che cresca.> E Tamar aspetta. Dopo un certo tempo Tamar vede che il giovanotto è cresciuto e chiede ripetutamente a Giuda di darglielo come marito, secondo la legge del levirato. Giuda tergiversa e Tamar capisce che il suocero non ha alcuna intenzione di osservare quanto dispone la legge.
Giuda rimane vedovo della propria moglie e, trascorso il periodo di lutto, decide di recarsi là dove si trovavano i tosatori delle pecore del suo gregge. Tamar, toltasi il vestito da vedova, si fa trovare sulla via che sapeva Giuda avrebbe percorso, tutta agghindata e col viso coperto dal velo così come usavano le prostitute2. Giuda l’avvicina e si accordano per un capretto. Tamara però per essere sicura di ricevere il capretto pattuito chiede al suo apparentemente occasionale partner di lasciarle come pegno il bastone, il sigillo e il cordone del sigillo . Giuda acconsente e, dopo essersi unito a lei, prosegue la sua strada fino al campo dei tosatori. Subito incarica uno dei suoi di recapitare il capretto pattuito alla prostituta. Nel frattempo Tamar si è tolto il velo che le copriva il volto, si è tolto gli abiti da prostituta, ha indossato nuovamente i suoi abiti vedovili ed è ritornata a casa perciò quando l’incaricato di Giuda giunge sul posto indicatogli con il capretto non trova nessuno. Chiede in giro della prostituta, ma nessuno l’ ha vista; anzi l’assicurano che lì non c’è mai stata una prostituta. Riferisce il tutto a Giuda che, sulle prime, rimane sconcertato, ma poi pensa che lui il capretto pattuito l’aveva mandato e che non ha alcuna colpa se questo non è giunto a destinazione. E si dimentica dell’episodio.
Dopo qualche mese giunge all’orecchio di Giuda che (Gen.38,24)«Tamar, la tua nuora, si è prostituita e anzi è incinta a causa della prostituzione». Giuda disse: «Conducetela fuori e sia bruciata!». 25]Essa era già condotta fuori, quando mandò a dire al suocero: «Dell'uomo a cui appartengono questi oggetti io sono incinta». E aggiunse: «Riscontra, dunque, di chi siano questo sigillo, questi cordoni e questo bastone». [26]Giuda li riconobbe e disse: «Essa è più giusta di me, perché io non l'ho data a mio figlio Sela».
Né Giuda né il Signore punirono Tamàr. Tamàr partorì due gemelli che figurano in (Matteo cap. 1)[1]Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. [2]Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, [3]Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram…… Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, [6]Iesse generò il re Davide.
A dimostrazione che il Signore punisce il peccato e non il peccatore ecco che sia Tamàr che Rut sono assolte dai loro piccoli inganni perché ambedue hanno agito in nome di un diritto unanimemente riconosciuto. Inoltre entrano nella genealogia di Gesù pur essendo Rut moabita e Tamàr Cananea, quindi non ebree, appartenenti a popoli coi quali gli ebrei non dovevano contaminarsi secondo gli ordini di (Deuteronomio cap. 7)[3]Non ti imparenterai con loro, non darai le tue figlie ai loro figli e non prenderai le loro figlie per i tuoi figli, Ma il Signore è Signore di tutte le sue creature, a qualsiasi popolo esse appartengano, e perché Gesù fosse figlio dell’uomo, volle che nella Sua genealogia figurassero anche delle ascendenze non ebraiche.
Questo Bambino viene da lontano, ha legami indissolubili con il passato, con la storia, con la storia di Dio e del suo popolo. Non sarà quindi uno sconosciuto, non sarà un uomo venuto dal nulla, ma chiunque saprà in Israele e fuori di dove proviene, chi sono i suoi padri. Nessuno potrà dire: “Non ti conosco”. Nel mondo ebraico il nome di una persona aveva una grande importanza significando esso l’essenza stessa dell’individuo, la sua particolare ed irripetibile personalità. Ma accanto al nome proprio aveva un’enorme importanza anche l’identità degli ascendenti. Senza ascendenti, senza padri, senza antenati era difficile collocarlo nella società fosse essa tribale o nazionale: uno non esisteva. Anche tra noi, oggi, sebbene con connotazioni e significati differenti, nessuno può esistere nella società civile senza un cognome che fa evidentemente riferimento agli antenati, perciò tutti portiamo un secondo nome, oltre quello proprio, personale, che riporta agli antenati. Ecco perché l’angelo precisa che il Bambino porterà il sangue di Giacobbe ed erediterà il trono di Davide. Non ci sono e non possono esserci fratture fra il Bambino concepito e i suoi padri.

Nessun commento:

Posta un commento